29 Luglio 2025

Materie Prime Critiche: cosa sono e perché sono vitali per l’Europa

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Le materie prime critiche sono al centro di un nuovo paradigma industriale e geopolitico. Dietro questa definizione si nasconde una sfida chiave per l’autonomia strategica dell’Unione Europea e per il successo della transizione ecologica. Ma cosa sono esattamente? Perché sono così importanti? E qual è il ruolo dell’Italia e della Sardegna in questo scenario globale?

Cosa sono le materie prime critiche?

Le materie prime critiche (CRM, Critical Raw Materials) sono elementi essenziali per l’industria europea, ma che presentano alti rischi di approvvigionamento e una forte concentrazione geografica della produzione. L’UE ha identificato 34 materie come “critiche” nel 2023, tra cui terre rare, litio, cobalto, tungsteno e fluorite.

La loro importanza deriva dal ruolo cruciale che svolgono in tecnologie ad alta intensità industriale e strategica: dai veicoli elettrici ai pannelli fotovoltaici, dalle turbine eoliche ai chip elettronici, passando per i sistemi di difesa e le telecomunicazioni.

Una sfida geopolitica: la dipendenza dalle importazioni

Attualmente, l’Europa importa la maggior parte delle materie prime critiche da un numero limitato di Paesi, come Cina, Russia e Sudafrica. Ad esempio, Pechino controlla oltre il 90% del mercato mondiale delle terre rare. Questa dipendenza rappresenta un serio rischio economico e politico: interruzioni nella supply chain, tensioni commerciali e instabilità geopolitiche possono compromettere interi settori produttivi europei.Per reagire a questa vulnerabilità, l’UE ha adottato il Critical Raw Materials Act, che punta a diversificare le fonti, rafforzare la produzione interna e promuovere il riciclo delle CRM.

L’Italia e il potenziale (spesso inesplorato) delle sue risorse

L’Italia, pur non essendo tradizionalmente associata alle grandi economie minerarie, dispone di un patrimonio geologico significativo che può contribuire alla sicurezza dell’approvvigionamento europeo di materie prime critiche. Secondo i dati ISPRA, sul territorio nazionale sono attualmente attive oltre 70 miniere, di cui una trentina potenzialmente rilevanti per la produzione di materiali strategici, come bario, antimonio, litio e fluorite.

Negli ultimi anni si è registrata una rinnovata attenzione da parte delle istituzioni italiane verso il rilancio del settore estrattivo, grazie anche all’allineamento con le politiche dell’Unione Europea. Il recente Ddl “Materie Prime” rappresenta un passo importante in questa direzione, ponendo le basi per un programma nazionale di esplorazione e valorizzazione sostenibile delle risorse del sottosuolo.

Tuttavia, permangono diverse criticità: processi autorizzativi complessi e disomogenei tra le regioni, una scarsa cultura industriale legata all’attività mineraria e la mancanza di una filiera nazionale completa, dal reperimento alla lavorazione. Colmare queste lacune significherebbe non solo ridurre la dipendenza dall’estero, ma anche riattivare competenze, investimenti e occupazione in territori oggi spesso marginalizzati.

Prospettive e strategia: come garantire un futuro sicuro

Il futuro delle materie prime critiche in Europa dipenderà dalla capacità di costruire un ecosistema integrato e sostenibile. Ciò implica:

In questo scenario, iniziative come quella di Mineraria Gerrei sono fondamentali: dimostrano come un progetto locale possa avere un impatto continentale, posizionando l’Italia non solo come fornitore, ma come attore strategico della nuova economia europea delle materie prime critiche.